Caro don,
ho letto alcune sue risposte in questo sito [..]. Oso chiederle anch’io una risposta a un interrogativo che da tempo mi frulla in testa e mi dà noia [...]. Se le va di rispondere la ringrazio. […] La domanda, o l’interrogativo, lo chiami come vuole, eccola: lo Stato della Chiesa (mi riferisco alla Città del Vaticano) è proprio necessario?
Uno sconosciuto amico
Caro sconosciuto amico,
quando la Chiesa, dopo l’editto di Costantino del 313, era incardinata nell’impero romano, senza terra, senza chiese, senza un codice, ecc. in pratica era l’imperatore a difenderla dai pagani, dagli eretici, dagli scismatici e da tutti quelli che l’attaccavano. Sembrava l’ideale. Ma sorse subito un problema di non poca portata: dove e come si colloca l’autorità del papa?
Quali i suoi limiti? L’autorità dell’imperatore ha o no limiti rispetto a quella del papa? Se la risposta è no, ne consegue che l’imperatore è il vero papa, sarà lui a metter bocca, anzi a decidere sulla consacrazione dei vescovi e sulla elezione dello stesso pontefice, sulle feste religiose, sulle processioni, sulla costruzione di chiese, ecc. Di più: in campo spirituale il papa è soggetto all’imperatore o viceversa? Credo insomma che uno Stato della Chiesa, piccolo che sia (poco più che un simbolo: il Vaticano è il più piccolo stato del mondo), risulti necessario per garantire la sua libertà di movimento senza interferenze esterne che potrebbero condizionarla in tutti i campi. Una Chiesa suddita di un potere ha poche possibilità di sopravvivenza. In effetti tanti sovrani, nel corso dei secoli, hanno tentato di condizionarla e anche di porre fine allo Stato Pontificio che, a dire il vero, s’era forse allargato troppo.
Qualcuno ha scritto che la fine dello Stato della Chiesa decreterebbe la fine del cattolicesimo.