
Capiamoli questi ragazzi
«Una signora di Marsiglia aveva gravissimi dispiaceri da parte di un suo figlio studente di 17 anni. La signora venne a sapere che in quel tempo Don Bosco era giunto a Marsiglia. Col suo ragazzo e con altri suoi figli si recò dove alloggiava Don Bosco. Finita la messa, un’onda di gente la tenne lontana da Don Bosco. A mezzogiorno suonato venne il suo turno… Don Bosco puntò diritto verso il ragazzo e, ponendogli la mano sul capo, gli disse: “Carlo, è tempo che tu dia qualche consolazione alla tua mamma”. La signora a quelle parole trasalì. Come aveva fatto Don Bosco a indovinare il suo desiderio segreto? e come aveva fatto a chiamare per nome il figlio senza che alcuno glielo avesse detto?
Don Bosco si volse verso di lei, la consolò e le assicurò che suo figlio avrebbe mutato condotta. Poi gli diede la benedizione della Madonna. Tre anni dopo quell’incontro, il giovane diventato buono e irreprensibile, rivelò a un salesiano che, nell’atto di parlargli, in quel giorno indimenticabile, Don Bosco gli aveva rivolto uno sguardo così penetrante che lo aveva conquistato: “Don Bosco mi aveva di colpo perfettamente capito”.
• Perché c’e’ tanta incomprensione tra genitori e figli? I genitori temono che i figli deludano le loro speranze.
Li amareggia il fatto di ricavare frutti tanto irrisori dal capitale di tempo, di denaro e di affetto che hanno investito in questi ragazzi. I loro sacrifici nell’educarli e allevarli non sono minimamente apprezzati. Ne deriva un senso di irritazione nei loro confronti. L’atteggiamento che giova di più è quello di dire a se stessi: « Sì, a volte mi faccio prendere da un senso di angoscia e di rabbia di fronte al contegno dei giovani, perché può mettere a dura prova la mia pazienza.
Ma devo impedire che questi sentimenti mi allontanino realmente da loro».
• D’altra parte molti adolescenti, sentendosi incompresi, reagiscono come se fossero dotati di una specie di radar che li mette in grado di scoprire subito che cosa fa irritare maggiormente i genitori o gli educatori.
Se i genitori tengono molto alla pulizia e all’ordine, il ragazzo si vendica diventando sciatto e straccione, avrà sempre la camera a soqquadro, andrà vestito in un modo impossibile e che dà ai nervi. Se i genitori desiderano vivere in pace, lui troverà il modo di litigare. Se desiderano per lui una brillante carriera scolastica, lui sarà l’ultimo della classe. I genitori in un primo tempo assumono un atteggiamento inflessibile. Quando si accorgono di non ottenere nulla, diventano di colpo affettuosi e arrendevoli. Visto che anche questo non funziona, si sforzano di ragionare. Quando vedono che i loro prudenti tentativi di persuasione cadono nel vuoto, ricorrono ai commenti ironici e ai rimproveri; oppure tornano alle minacce e ai castighi. Che fare per non esaurirsi? Un famoso proverbio orientale consiglia di rilassarsi di fronte all’inevitabile. Don Bosco suggerisce di più: «Capiamoli, questi ragazzi».
• Occorre accettare il fatto che i giovani sono veramente «qualcosa di nuovo sotto il sole».
Si sviluppano molto prima fisicamente e talvolta la loro maturità psichica non va di pari passo con quella fisica. I giovani ci dicono in cento modi che si sentono esclusi, messi da parte, incompresi o ignorati da quelle persone che per loro sono importanti: vale a dire, dagli adulti. Vogliono far valere la propria identità personale, la propria importanza, in questo mondo travagliato. Tre secoli fa un filosofo inglese, John Locke, a un padre che gli chiedeva qualche consiglio per il suo ragazzo, rispondeva: «Quanto prima tu lo tratti da uomo, tanto prima lui diventa uomo».