
Caro parroco,
[…] mi dispiace assai che con una mia amica a ogni pié sospinto sorga qualche divergenza che ormai ha toccato il culmine e quasi non ci si parla più […] Vi chiedo scusa se mi sfogo per lettera […] è che mi vergogno un po’ a parlarne a voce perché mi sembra una cosa da nulla. Quello che mi fa soffrire è questo fatto: lei dice che tra amiche bisogna essere schiette, sincere, senza nascondersi nulla […]. Boh, sarà… ma io ci soffro.
Lettera firmata
Gentile signora,
Ricordo un detto che non so più di chi sia, forse è frutto della sapienza popolare. Dice più o meno così: “La presunta sincerità è spesso un alibi che ci esime dalla fatica di essere gentili”. Eh, sì, essere gentili è spesso una fatica, ed è facile intuirne la ragione. E tuttavia, se posso darle un consiglio, si sforzi di non rispondere sgarbo a sgarbo, dispetto a dispetto, provocazione a provocazione. Insomma faccia di tutto per continuare a essere gentile e vincerà la partita.
Il parroco