Il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da
COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza (cfr DL 24 marzo 2022, n.24), offre la possibilità di una prudente ripresa. In seguito allo scambio di comunicazioni tra Conferenza Episcopale Italiana e Governo Italiano, con decorrenza dal 1° aprile 2022 è stabilita l’abrogazione del Protocollo del 7 maggio 2020.
Tuttavia, la situazione sollecita tutti a un senso di responsabilità e rispetto di attenzioni e comportamenti per limitare la diffusione del virus.
Per cui vi comunico alcune delle disposizioni giunte dalla Conferenza Episcopale
Italiana:
* l’obbligo di indossare le mascherine permane fino al 30 aprile per accedere nella
Basilica e in tutti i locali parrocchiali al chiuso;
* il distanziamento: non è obbligatorio rispettare la distanza interpersonale di un metro; bisogna però evitare assembramenti, specialmente all’ingresso e all’uscita.
* l’igienizzazione delle mani è da osservare;
* non partecipi alle celebrazioni chi ha sintomi influenzali e chi è sottoposto a
isolamento perché positivo al COVID-19.
Nonostante il tempo che stiamo vivendo, legato alla Pandemia da
Covid19, i sacerdoti si rendono disponibili per la “benedizione pasquale” a quelle famiglie che ne faranno richiesta, passando nell’ufficio di sacrestia e compilando un modulo. Ci atterremo alle disposizioni che nelle prossime settimane giungeranno dal Vicariato di Roma.
Nel triduo in preparazione della festa di San Giovanni Bosco la comunità parrocchiale ha ricevuto gli auguri da parte del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
Nel ricordare la figura del nostro Santo, Zingaretti scrive che “in un momento di fragilità sociale come quello che attraversiamo, è necessario fare una grande scommessa sui giovani, garantendo a tutti strumenti adeguati per l’educazione e la formazione”. “In questo senso, la figura di Don Bosco è per noi tutti un punto di riferimento fondamentale”. “Sapere di poter contare, per questa fondamentale missione, su una parrocchia aperta ai giovani come la vostra e sulle strutture per la formazione legate all’insegnamento di Don Bosco è per me motivo di grande fiducia”, ha aggiunto.
Buona festa!
I giovani, la comunicazione, la comunità: sono questi i tre pilatri che conducono quest’anno la Basilica di San Giovanni Bosco di Roma verso la solennità del suo Santo protettore del prossimo 31 gennaio. Con una serie di momenti di incontro e preghiera, la parrocchia vuole offrire alcuni spunti di riflessione per capire anche come sta mutando la società di oggi.
Tra le iniziative ce n’è una, in vista della Festa del Santo Patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales, con tre comunicatori d’eccezione: Luciano Ghelfi, Benedetta Rinaldi e il direttore del quotidiano Avvenire, Marco Tarquinio. “La pandemia ha dimostrato la centralità della comunicazione e della corretta informazione – spiega Don Roberto Colameo, parroco di San Giovanni Bosco –. In una società lacerata da conflitti il ruolo del giornalista è anche quello di mediatore e interprete della realtà. Qui l’informazione cattolica ha un compito molto impegnativo ma che non deve mai dimenticare. Rifletteremo insieme per dare alla comunità di Don Bosco elementi utili per interpretare il mondo di oggi. Queste nostre giornate di incontro e preghiera vogliono testimoniare la sempre maggiore necessità di una Chiesa ‘in uscita’, aperta e in ascolto”.
Gli eventi
Venerdì 22 gennaio alle 18 si terrà la celebrazione eucaristica presieduta da Don Alberto Contini, parroco ai Santi Gioacchino ed Anna e prefetto della XX Prefettura della Diocesi.
Sabato 22, festa della Beata Laura Vicuña, alle 17 e alle 18.30, le funzioni saranno presiedute da don Miguel Angel Garcìa Morcuende, Consigliere generale per la Pastorale Giovanile.
Domenica 23 invece, si terrà l’incontro “Stampa e giornalismo cattolico”, con la Santa messa alle 11 e una tavola rotonda dal titolo “Quale il senso dell’informazione cattolica?” con i giornalisti Benedetta Rinaldi, Marco Tarquinio e la moderazione di Luciano Ghelfi. L’evento si terrà alla presenza di don Stefano Martoglio, Vicario del Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco.
Il 24, festa di San Francesco di Sales, vescovo e dottore della chiesa, patrono della Congregazione salesiana e dei giornalisti, alle 18 ci sarà la celebrazione eucaristica presieduta da Don Ivo Coelho, Consigliere generale per la Formazione, con Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice giovani. Sarà presente suor Nilza Fatima de Moraes, Consigliera per la Formazione nelle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Martedì 25 gennaio alle 18, la celebrazione eucaristica è presieduta da Don François Bakunda, parroco a San Giuseppe Moscati e mercoledì 26, alla stessa ora, è presieduta da Don Silgas Rinero, parroco all’Assunzione di Maria.
Il 27 gennaio, inizierà il triduo in preparazione alla solennità di San Giovanni Bosco. Alle 18 si terrà una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Paolo Augusto Lojudice, arcivescovo metropolita di Siena. Alle 19 ci sarà l’incontro con gli ex allievi di Don Bosco.
Venerdì 28 alle 18 la celebrazione eucaristica è presieduta dal Cardinale Angelo Comastri, vicario generale emerito di Sua Santità per la Città del Vaticano. Alle 19 si inaugurerà la mostra Laudato si’ “Dio sceglie i più piccoli per cambiare il mondo”. Un percorso di conversione ecologica alla luce del cantico delle creature.
Sabato 29 gennaio alle 18.30 la celebrazione eucaristica sarà presieduta dal cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita dell’Aquila. A seguire, alle 21.30, si terrà la veglia di preghiera dei giovani a Don Bosco.
Domenica 30 gennaio, invece, alle 11 la celebrazione eucaristica è presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, Decano del collegio cardinalizio, mentre quella delle 18.30 da monsignor Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma per la pastorale sanitaria e per il settore Est.
Il 31 gennaio, solennità liturgica di San Giovanni Bosco, la solenne celebrazione eucaristica delle 10, dedicata alla scuola delle Figlie di Maria Ausiliatrice di via Togliatti, è presieduta da Don Alfredo Tedesco, direttore del servizio della Pastorale Giovanile della Diocesi di Roma. Alle 18, invece, presiederà il Cardinale Robert Sarah, titolare della Basilica e Prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Seguirà la processione con le insigni reliquie dei santi Giovanni Bosco e Domenico Savio. La giornata si concluderà con un’Adorazione Eucaristica promossa dal Centro Oratori Romani
Si avvicina la festa di S. Giovanni Bosco, a cui è dedicato il nostro tempio; festa quantomai particolare, a causa della pandemia che persiste.
E’ importante affidarci a lui nella preghiera, per questo di seguito i vari appuntamenti per la novena e per il triduo, che ci preparano alla festa del 31 gennaio.
La novena inizierà il 21 gennaio, con il seguente calendario:
Il triduo inizierà il 27 gennaio, con il seguente calendario:
Ricordiamo a tutti che la CEI consiglia la partecipazione alle funzioni con la mascherina FPP2 e rispettando il distanziamento.
La prima domenica di Avvento verrà accesa la prima delle quattro candele che costituiscono la “corona d’avvento”. Ma cosa rappresenta questo segno? Dobbiamo ricordare cinque cose.
La prima è che la corona di avvento ha un’origine pagana. Prima era solito accendere delle candele durante l’inverno per chiedere al dio sole di tornare con la sua luce e il suo calore. I primi missionari approfittarono di questa tradizione per evangelizzare le persone e insegnarono loro che dovevano approfittare di questa corona d’Avvento come mezzo per aspettare Cristo, celebrare la sua natività e
implorarlo di infondere la sua luce nelle loro anime.
La seconda cosa riguarda la sua forma circolare. La sua forma a cerchio è un segno dell’amore di Dio. Il cerchio è una figura geometrica che non ha né inizio né fine. La corona d’Avvento ci ricorda che Dio non ha né un inizio né una fine, quindi riflette la sua unità e la sua eternità.
La terza cosa riguarda il colore verde. I rami verdi rappresentano il Cristo vivente. Il colore verde rappresenta la speranza e la vita. Nella corona d’Avvento il verde ci ricorda che Cristo è vivo in mezzo a noi. Il desiderio più importante deve essere quello di giungere ad una più stretta unione con Dio, nostro Padre, così come con l’albero e i suoi rami.
La quarta caratteristica della corona è che le quattro candele rappresentano ogni domenica di Avvento. Le quattro candele della corona d’Avvento vengono accese settimana per settimana, nelle quattro domeniche di Avvento e con una preghiera speciale. Le candele ci permettono di riflettere sulle tenebre causate dal peccato che acceca l’uomo e lo allontana da Dio. Dio sta dando una speranza di salvezza che illumina l’intero universo, come le candele della Corona.
L’ultima caratteristica è che una delle candele è rosa. La corona d’Avvento ha infatti tre candele viola e una rosa che viene accesa la terza domenica di Avvento. Il colore viola rappresenta lo spirito di veglia, penitenza e sacrificio che dobbiamo avere per prepararci adeguatamente alla venuta di Cristo. Mentre il rosa rappresenta la gioia che proviamo per la vicinanza della nascita del Signore.
Siamo ormai prossimi a tempo forte dell’Avvento, che ci preparerà rapidamente al Natale del Signore.
Per camminare insieme come comunità, diverse iniziative ci vedranno camminare come comunità cristiana:
a) la celebrazione eucaristica domenicale: sarà celebrata contemplando un ascolto attento della Parola di Dio e con un percorso specifico, attraverso l’aiuto del Vescovo salesiano Enrico Dal Covolo, che presiederà la Domenica l’Eucaristia delle ore 11.00; ogni domenica verrà accesa una candela della “corona dell’avvento”
b) la cura personale del sacramento della Penitenza che culminerà nella Celebrazione Penitenziale Comunitaria di martedì 21 dicembre;
c) la Scuola di Cristianesimo il venerdì alle ore 21.15, in diretta sulla pagina FB e/o youtube della parrocchia;
c) l’avvento di carità: culminerà domenica 26 dicembre con un pranzo di fraternità con i più bisognosi;
d) la Novena di Natale: dal 16 al 24 dicembre.
Continuano sempre le proposte ordinarie:
* la Lectio Divina la domenica alle ore 17.00 in Basilica;
* l’Adorazione Eucaristica il giovedì dalle ore 10.00 alle ore 17.00 in Cappella feriale;
* la celebrazione dei Vespri dopo l’eucaristia delle ore 18.00;
Dal 29 novembre al 7 dicembre ci prepareremo alla solennità dell’Immacolata con la tradizionale novena, attraverso il rosario meditato alle ore 17 e l’Eucarestia delle 18 celebrata con pensiero mariano.
Don Bosco raccomandava caldamente di pregare Maria: “Se volete ottenere grazie dalla S. Vergine fate una novena” (MB IX, 289). La novena, secondo il santo, doveva essere fatta possibilmente “in chiesa, con viva fede” ed era sempre un atto di fervente omaggio alla SS. Eucaristia.
L’8 dicembre inoltre è il giorno in cui è iniziato di fatto l’Oratorio, e per noi salesiani è una grande festa, anche se iniziò l’8 dicembre 1841, mentre il dogma è stato proclamato nel 1863. Profeticamente, l’Oratorio iniziò proprio con un’Ave Maria.
Le disposizioni d’animo perché la novena sia efficace sono per don Bosco le seguenti:
1° Di non avere niuna speranza nella virtù degli uomini: fede in Dio.
2° La domanda si appoggi totalmente a Gesù Sacramentato, fonte di grazia, di bontà e di benedizione. Si appoggi sopra la potenza di Maria che in questo tempio Dio vuole glorificare sopra la terra.
3° Ma in ogni caso si metta la condizione del “fiat voluntas tua” e se è bene per l’anima di colui per cui prega.
CONDIZIONI RICHIESTE
1. Accostarsi ai Sacramenti della Riconciliazione e all’Eucaristia.
2. Dare un’offerta o il proprio lavoro personale per sostenere le opere di apostolato,
preferibilmente a favore della gioventù.
3. Ravvivare la fede in Gesù Eucaristia e la devozione a Maria Immacolata.
LA STORIA DEL DOGMA
Nella storia dei dogmi, quello dell’Immacolata Concezione reca con sé una peculiarità che lo rende unico: la sua definizione per opera di Pio IX, nel 1854, nasce non tanto dalle attestazioni scritturistiche o dalla tradizione più antica, quanto, e qui sta il tratto di unicità, dall’approfondimento del sensus fidelium e del Magistero.
La”Dei Verbum”sembra essere il testo che meglio risponde al contesto che ha generato la definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione: e’ lo Spirito Santo che matura il sensus fidei del popolo cristiano tanto da renderlo capace di una percezione spontanea del dato rivelato e di una maturazione interiore del dato stesso grazie alla riflessione, all’esperienza e alla predicazione.
Nella storia del dogma dell’Immacolata Concezione è certo che vi è una precedenza assoluta del sensus fidei sulla Teologia che ha, invece, indugiato sui pro e i contra del privilegio mariano. Nei primi secoli del Cristianesimo nella dottrina dell’Immacolata Concezione è il parallelismo tra Eva e Maria, secondo una duplice relazione di somiglianza e di opposizione.
Sulla base della prima, come Eva fu plasmata senza macchia dalle mani di Dio,
similmente Maria doveva essere creata da Dio, Immacolata. Per opposizione, Colei che doveva essere la restauratrice delle rovine di Eva, non poteva essere travolta dal peccato. Tale parallelo è ripreso in maniera molto pertinente ed efficace anche dal concilio Vaticano II, nella costituzione Lumen Gentium.
Nel secolo V, Procolo sostenne un intervento speciale di Dio nella creazione della futura Madre di Dio, perché fosse una creatura nuova, formata “da un’argilla monda” come Adamo prima del peccato. Questo testo fu stimato tanto degno della dimostrazione immacolista da confluire nel testo della bolla Ineffabilis Deus.
L’altro testo, tratto dal Contra Iulianum di Agostino, è una risposta a Giuliano il quale obiettava al fatto che per Agostino, data l’universalità del peccato originale, anche Maria era assoggettata al potere di Satana. Agostino a queste osservazioni risponde: “… non assegniamo Maria al diavolo per la condizione del nascere, ma per questo: perché la stessa condizione del nascere è risolta dalla grazia del rinascere”. Questa affermazione su Maria fa chiaramente comprendere come per Agostino l’assenza in Maria del peccato originale, sia effetto della grazia di Dio. Nel corso degli anni, l’indagine biblica e patristica si arricchì di nuovo dati, tanto che nella sessione VI del Concilio di Trento (1546) non mancarono coloro che si appellarono alla definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione.
Alessandro VII con la promulgazione della Costituzione Sollicitudo omnium
Ecclesiarum determinava l’oggetto preciso della festa, precisando che si trattava della preservazione dell’anima della Vergine dalla colpa originale, nel primo istante della sua creazione e infusione al corpo, per speciale grazia e privilegio di Dio, in vista dei meriti di Cristo suo Figlio, Redentore del genere umano.
Sarà proprio questa vivacità del culto mariano che porterà papa Pio IX ad affrontare la questione dell’Immacolata Concezione in vista di una definitiva proclamazione del dogma.
L’opinione assolutamente favorevole alla definizione del dogma spinse il pontefice alla preparazione della bolla Ineffabilis Deus con la quale fu definito il dogma della Immacolata Concezione: “Dopo aver offerto a Dio, attraverso il suo Figlio, nell’umiltà e nel digiuno, le preghiere della Chiesa e le nostre, perché si degnasse di dirigere e confermare il nostro pensiero con la grazia dello Spirito Santo, invocando l’aiuto della Chiesa trionfante ed implorando con gemiti lo Spirito Santo stesso, con la sua assistenza, a onore della Santa e individua trinità, – ad onore e decoro della Vergine Madre di Dio, a esaltazione della fede cattolica e per lo sviluppo della religione cristiana, – con l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina la quale ritiene che la beatissima Vergine Maria, per singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente a lei concesso in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del
genere umano, sia stata preservata da ogni macchia di colpa originale fin dal primo istante della sua creazione, è stata da Dio rivelata, ed è perciò da credere fermamente”.
L’Arcidiocesi e la città di Gaeta, come ebbe a dire il Santo Padre Giovanni Paolo II, nella storica Visita del 25 giugno 1989, sono la culla del dogma dell’Immacolata Concezione. Da qui, infatti, il Beato Pio IX, durante il periodo della sua permanenza a Gaeta (1848), pregando davanti alla bella immagine dell’Immacolata nella Cappella d’Oro, andò confermandosi nella definitiva decisione della proclamazione di quel dogma. Da Gaeta il 2 febbraio 1849 emanò l’enciclica Ubi Primum, con la quale chiedeva a tutti i Vescovi della Chiesa di esprimere il proprio parere in merito. Il risultato di quel “concilio di carta”, come lo aveva definito San Leonardo da Porto Maurizio, evangelizzatore delle nostre terre, fu la solenne proclamazione del dogma.
Solo quattro anni dopo questa solenne dichiarazione del Papa, quasi a conferma e sigillo, la Vergine Santissima, presso la grotta di Massabielle-Lourdes, in aspetto giovanile e affabile, vestita di candido abito e candido mantello, cinta di una fascia azzurra, alla fanciulla, Bernadette Soubirous, che con insistenza chiedeva il nome di colei che si era degnata di apparirle, elevando gli occhi al cielo e con soave sorriso rispose: “io sono l’Immacolata Concezione”.
Il metodo seguito nella bolla dogmatica, partendo dal consenso attuale della Chiesa e interpretando in questa luce le testimonianze passate, apriva nuove vie alla teologia, largamente seguite da quel momento. Al momento della definizione, nel 1854, esistevano in tutta la Chiesa latina tre formulari di Messa e Ufficio, ma Pio IX sollecitato da molti vescovi e per sua decisione ordinò nel 1863 la redazione di un nuovo testo liturgico che rispondesse alla definizione dogmatica e rendesse con precisione la verità definita. Il testo definitivo, preparato da Mons. Bartolini,
segretario della Congregazione dei riti, fu approvato il 27 agosto del 1863. La festa fu denominata dell’Immacolata Concezione.
(fonte: Arcidiocesi di Gaeta)