Affrontiamo qui un tema un pò spinoso, ma che è uno degli esempi più lampanti del contrasto tra una modalità entrata nell’uso comune e significato originario: il cosiddetto “canto di pace”, che spesso viene eseguito durante il momento dello scambio della pace.
Se leggiamo cosa ci dice il Messale, secondo il rito post-conciliare, recita così: “I fedeli esprimono la Comunione ecclesiale e l’amore vicendevole, prima di comunicare al Sacramento. Conviene tuttavia che ciascuno dia la pace soltanto a chi gli sta più vicino, in modo sobrio.” Questo implica due cose: la prima è che il momento della pace è molto breve, quindi è molto difficile fare un canto; la seconda è che è funzionale all’accostarsi all’Eucarestia, tant’è che subito dopo il rito della pace c’è la frazione del corpo di Cristo, durante il quale si recita l’Agnello di Dio. Quindi un canto non solo sarebbe fuori tempo, ma è anche fuori luogo perché non aiuta a prepararsi, soprattutto con i canti che vengono eseguiti spesso durante questo momento (“Pace sia pace a voi”, per esempio, che in realtà è un canto finale, come chiaramente indicato sullo spartito, per non parlare di altri che sono proprio teologicamente sbagliati.)
Infine, qualsiasi attività, gesto, o qualsivoglia cosa non deve mai sovrapporsi all’Agnello di Dio: in quel momento, tutto il popolo è concentrato e raccolto sulla frazione del corpo di Cristo da parte del sacerdote, e niente lo deve distrarre.
Tutto questo, che in realtà già si conosceva benissimo, è stato ribadito da Papa Francesco recentemente, tramite una Lettera circolare della Congregazione per il Culto Divino, approvata in giugno 2014. Vi si legge in particolare:
“…Ad ogni modo, sarà necessario che nel momento dello scambio della pace si evitino definitivamente alcuni abusi come: – L’introduzione di un “canto per la pace”, inesistente nel Rito romano….”
Quindi, anche se molti ci sono affezionati, niente canto di pace. Concentriamoci su un bell’ “Agnello di Dio” cantato.
Venerdì 1 agosto alle ore 18 presso la casa per soggiorni agli Altipiani di Arcinazzo (FR) improvviamente tornava alla casa del Padre Don Orfeo Samuele, Salesiano.
CHI ERA DON ORFEO?
Aveva ottant’anni ed era un salesiano felice – lo ripeteva spesso – nonostante la serie di mali che lo affliggevano praticamente da sempre. Non è mai stato un colosso di salute, ma è stato uno di quelli che ha imparato a convivere in serenità con i suoi mali, che chiamava “i suoi compagni di viaggio”. Ci scherzava su, dicendo che tra le altre cose aveva imparato a tenerli a bada. Con precisione cronometrica, infatti, eseguiva i consigli degli specialisti che ne curavano la salute: la passeggia giornaliera, calma, senza affanno, mille passi e non di più, la pillola “x” ingerita a quell’ora, la pillola “y” a quell’altra ora, la pillola “z” dopo cena…
Quando un giorno gli ho letto la preghiera di un tedesco: “Signore, sono pronto: quando vorrai chiamami pure, senza problemi, e ti dirò subito: Eccomi! E mi incamminerò fiducioso, obbediente e felice, verso l’accoglienza delle tue braccia. Ecco, Signore, se permetti, vorrei dirti ancora una cosa, una sola: io non ho fretta!”, si è fatto una bella risata e: “Mi piace! Anch’io sono pronto e, a dir la verità, anch’io non ho molta fretta!”.
Era così don Orfeo, sempre tranquillo, un sorriso non lo faceva mancare a nessuno e a nessuno faceva mancare una parola… Beh, no, non una, cento, mille parole se si accorgeva di averne facoltà dall’interlocutore. Sapeva di tutto, interveniva su tutto, dal calcio alla letteratura, dalla teologia alla politica, dall’arte all’economia e quando cominciava a parlare non era facile fermarlo: snocciolava ricordi, dati, date, giudizi critici, valutazioni etiche ed estetiche con una naturalezza disarmante. Perfino di musica parlava, anche se la conosceva poco, ma l’intuito, la sensibilità e una intelligenza viva lo aiutavano a districarsi con eleganza anche in terreni non propri.
La caratteristica che lo definiva maggiormente era l’accoglienza. Pochissime volte lo si vedeva serio, quasi sempre era sorridente e le poche volte che manifestava qualche ombra, bastava una parola per far cambiare disegno alle labbra. Accoglieva i “suoi” universitari con un sorriso, una battuta, un saluto, una domanda… non tutto insieme ma a volte una battuta, a volte una domanda, a volte un saluto… quello che non mancava mai era il sorriso.
Non aveva alcuna difficoltà a farsi chiamare nonno, anzi gli piaceva. Ha confidato un giorno: “Sai, qualcuno degli universitari mi chiama nonno, che bello! Mica tutti i preti hanno questa fortuna. Magari ti chiamano zio, oppure fratello, ma nonno non credo proprio. Ti hanno chiamato mai nonno … a te?”. Mai, ovviamente, nemmeno per scherzo. E lui era felice anche per questa “nonnità” capitatagli addosso senza averla né cercata né sperata.
Nel chiedere era discreto come pochi altri, e per di più motivava la richiesta con una serie di argomenti che se da un lato potevano sembrare superflui, anche perché non richiesti, dall’altro svelavano la delicatezza dell’animo e la volontà di non nascondere nulla, di mettere tutto in chiaro, di non lasciare ombre.
QUALCHE NOTA AUTOBIOGRAFICA
Un giorno – ero da qualche mese al Don Bosco dopo l’esperienza al Bollettino Salesiano – lo intervistai più per curiosità che per altro motivo. Volevo conoscere un po’ più a fondo quel prete mingherlino, tutto sorrisi, dotato di una grande discrezione e di una facondia incredibile che mi intrigava più di ogni altro. “Don, hai due nomi, qual è il cognome?”. “Ho il cognome biblico e il nome greco, non per nulla sono un prete e ho insegnato lettere”. “Quindi anche il greco!”. “Precisamente!”. “ Però… l’Orfeo greco parlava, anzi incantava perfino gli animali…”. Non mi ha fatto finire, interrompendomi con decisione: “Io voglio bene agli animali, ma vorrei incantare gli uomini, per trasmettergli la Parola di Dio non il canto mieloso di Orfeo, tanto più che come cantore sono una frana”. “Se non ricordo male, i greci chiamavano questo personaggio ‘Orfeo dal nome famoso’”. “Onomaclütòn Orfén”, precisò col solito sorriso. “Però sei abruzzese… praticamente un uomo dei monti!”. “Dell’antico popolo dei Pretuzi. Sono di Crognaleto!”. “Crogna… ché? E dov’è questa metropoli?”. “Arrampicata a circa 1000 metri sulle montagne del teramano”. “Scusa don, indicami qualche località un po’ più digitata, sai, per avere un’idea del luogo, questo Crognaleto non l’ho mai sentito!”. “Amatrice, Campotosto con il lago artificiale più grande d’Europa, Montorio al Vomano, e più vicino, a est, Aiello, a ovest Cervaro. Il mio paese è sulla provinciale 45a”. Sempre preciso al millesimo don Orfeo, che imperterrito continuò la spiegazione: “Crognaleto, ti sembrerà strano, viene da crognale, cioè il corniolo. Nei miei boschi se ne trovano tanti e se ne sfrutta sia il legno con cui si costruiscono pipe, sia il frutto per buone marmellate… ”. Chissà per quanto tempo ancora avrebbe continuato – a parlare ci prendeva gusto – se non l’avessi interrotto: “La carriera don?”. “Niente carriera. Caso mai la corriera: l’ho usata molto, come anche il bus e la metro, perché io non guido. Come prete e salesiano ho cercato di guidare le persone, e ci vuole una patente ben più difficile. Ho cercato di guidare per esempio i miei alunni e alunne, sia la loro mente sia anche la loro anima…”. Ho dovuto interromperlo di nuovo, perché se cominciava con gli alunni… “Come stai don? Ho saputo di qualche difficoltà di salute”. “Qualche? Beh, vai a vedere le mie cartelle mediche poi ti accorgi quanta consistenza abbia il qualche che hai detto. Comunque, il Signore mi permette di convivere serenamente con i mali che ho. E poi, tu lo sai, i mali veri vengono dal cuore non dalla carne”. La morale non mancava mai nei suoi discorsi.
QUALCHE NOTA BIOGRAFICA
Don Orfeo nasce a primavera, il 2 aprile del 1934. A 17 anni entra in Noviziato a Varazze. Era facile per gli adolescenti e i giovani di allora sentire dentro “una voce che ti chiama” ed era certamente più facile che non adesso seguirla. Altri tempi, viene da dire. Tornassero! Non quei tempi, ovviamente, ma quella capacità di seguire la voce, quel coraggio di prendere decisioni vitali. La vecchia canzone continua, riguardo a quella voce: “E tu la seguirai, se coraggio avrai!”. Il giovane Orfeo ha avuto coraggio e l’ha seguita fino in fondo. Gli anni del tirocinio pratico, che sono il tempo della prova, della verifica su se stesso, del controllo dei propri sentimenti, del collaudo della propria scelta, li ha trascorsi nel collegio salesiano di Frascati-Villa Sora prima, e al Don Bosco di Cinecittà poi. È andato tutto bene, così può trasformare la professione temporanea in professione perpetua. Emette dunque i voti e vola a Messina per la teologia che porta a termine a Castellammare di Stabia, due passi da Napoli. Proprio nella città partenopea il 25 marzo del 1962 viene ordinato prete. Dopo la laurea in lettere classiche seguita dall’abilitazione all’insegnamento, sale in cattedra prima a Frascati per due anni, poi al S. Cuore per 21 anni, quindi al Pio XI, per 18 anni. Tre collegi che l’hanno sentito snocciolare latino e greco con semplicità e bravura, senza far mai mancare il riferimento religioso e salesiano. Al Pio XI è rimasto fino al 2008, ma da qualche anno aveva smesso di far scuola: le condizioni di salute non glielo permettevano più. Accolse perciò volentieri l’obbedienza che lo inviava, come diceva lui, a fare il nonno presso la RU, la Residenza Universitaria aperta da qualche anno al Don Bosco di Cinecittà. Un colosso di salute non lo è mai stato don Orfeo, ma i veri acciacchi erano iniziati proprio al Pio XI.
QUALCHE RICORDO DI EXALLIEVI…
Non sono stati pochi gli exallievi ed exallieve dolorosamente colpiti dalla sua scomparsa
- Un grande uomo degno di stima e ricco di fede. (E.)
- Un maestro di speranza, un amico e un papà (O).
- Un uomo che si interessava a tutto e poi ti trasmetteva il suo sapere in ogni occasione, anche in cortile o nel quartiere. (M).
- … Sono andata a salutarlo agli Altipiani; mi ha detto: “Non ho paura della morte, ma quando verrà dirò, con le parole della poesia di Pavese: ‘verrà la morte, Signore, e avrà i tuoi occhi’… come se lo sentisse. Poi ha aggiunto: ‘a chi muore non dico eterno riposo ma eterna felicità perché avrà davanti il Signore’ (I.)
…DI UNIVERSITARI DELLA RU…
Presso la residenza universitaria don Orfeo iniziò l’ultimo periodo del suo fecondo apostolato. Divenne una figura centrale non per il ruolo ma addirittura per il non-ruolo che aveva. Dedicato a nient’altro che all’accoglienza, la cosa che sapeva fare da maestro, con quel suo perenne sorriso stampato sulle labbra, la cortesia composta mai affettata, il saluto e le domande discrete che denunciavano la premura verso i giovani studenti, cercando di trasmettere che qualcuno pensava a loro: “Come va?”, “Come stai?”, “Tutto bene agli esami?”. Lui che aveva sempre mille cose da dire, riusciva a dire l’essenziale, nelle circostanze che lo richiedevano. Testimoni di questo ruolo sono le tante e-mail arrivate da quelli che si era abituato a considerare suoi cari nipoti, ormai in vacanza, appena saputa la notizia del suo tramonto.
- Dire che la notizia… mi ha lasciato amareggiato e dispiaciuto è riduttivo… Vorrei ricordarlo con i suoi consigli… In residenza era come aver trovato quel nonno che non ho mai avuto la fortuna di conoscere… (R.G.)
- Una notizia che non avrei mai voluto leggere: la scomparsa di una guida davvero fondamentale per noi studenti tutti della RU. Qualche mese fa mi ha detto di avere Coraggio e Pazienza per il cammino intrapreso. Farò tesoro di quelle parole per il resto della mia vita. (P.D.P.)
- …Adesso non ci sei più. Sei tornato dal Padre, ma io ti ricorderò per il sorriso che ci hai sempre rivolto. Ti voglio bene, don Samuele. Che la Terra ti sia lieve.(S.H.H.)
- …In lui ho sempre visto la figura di un nonno buono, capace di ascoltarmi… Mai mi ha negato l’ascolto, anzi era lui a stimolare sempre il dialogo e l’incontro. Il suo sorriso era il biglietto da visita migliore per la nostra residenza… È stato interprete autentico del carisma salesiano… al passo coi tempi e con la saggezza degli anni. (S.P.I.)
- … Ci ha lasciato una persona che ha dato tanto alla RU le sue parole e l’affetto verranno ricordati da tutti noi per sempre. (M.C.)
- … Non ci posso credere. Esprimo il mio cordoglio. Era un uomo dolcissimo con ognuno di noi. Ci trattava come se fossimo tutti suoi nipoti.(M)
- Sono profondamente addolorato… ricorderò don Samuele nelle mie preghiere. Ho avuto modo di conoscere la sua grande umanità e il suo spessore culturale nei momenti di colloquio che abbiamo avuto e negli incontri sulla Bibbia da lui tenuti. (P.N.)
- È venuto a mancare un amico, un ottimo sacerdote e soprattutto una guida e un esempio per noi della Residenza Universitaria e per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo… (F.D.)
… E PARENTI
Una nipote a nome del fratello Pietro e della sorella Rita e degli altri nipoti e parenti ha voluto ricordare lo zio.
- Caro zio, non è facile parlarti senza vederti. E non sarà facile… accettare il tuo silenzio… D’ora in poi dovremo imparare un nuovo linguaggio per continuare a parlare con te e dovremo trovare nuovi luoghi per continuare a incontrarti… Sei stato sempre al nostro fianco… Abbiamo sempre ammirato la tua saggezza, la tua ampia conoscenza del mondo e dell’essere umano… Sempre pronto a discutere, a consigliare, a incoraggiare, a confortare con la tua calma e il tuo grande sorriso. Il sorriso… già… che non ti è mai mancato neanche quando il tuo corpo ha ceduto e avevi di certo ben poco da stare allegro… Come Don Bosco hai vissuto in mezzo ai giovani fino all’ultimo e loro hanno impreziosito la tua vita e ti hanno reso felice. Ci piace immaginare che quando busserai alla porta del paradiso saranno angeli giovani ad aprirti… Lassù ti ricongiungerai con i confratelli che hanno condiviso con te la vita terrena e veglierai su quelli che quaggiù proseguono la tua missione… Ci mancherai molto. Grazie per essere stato nostro zio.
A don Samuele anche il nostro grazie e l’assicurazione di un ricordo presso il Signore perché anche lui ricordi noi dalla luce del “Paradiso salesiano”.
Don Giancarlo Manieri
e comunità
DATI PER IL NECROLOGIO
Nato a Crognaleto (TE) il 2 aprile 1934. Morto a Casalbiancaneve agli Altipiani di Arcinazzo, comune di Piglio (FR) il 1 agosto 2014.
Dopo l’inizio “ufficiale” il 16 agosto u.s. a Torino Valdocco (Casa Madre dei Salesiani), e al Colle Don Bosco (luogo della nascita del santo dei giovani – 16/08/1815), presenti autorità eccelsiastiche, civili e militari,
SABATO 13 SETTEMBRE ALLE ORE 17,00
apriremo le celebrazioni bicentenarie nella nostra splendida Basilica, proprio a DON BOSCO intitolata, che interessano la più vasta ispettoria salesiana d’Italia, la quale comprende ben sei regioni: la Liguria, la Toscana, l’Umbria, le Marche, il Lazio, l’Abruzzo.
Durante l’anno avremo varie occasioni per ritrovarci insieme nel nome di Don Bosco. Intanto ogni ultimo giorno del mese (memoria della sua morte avvenuta a 73 anni, il 31 gennaio 1888) ripeteremo la cerimonia della Lampada Votiva che deve ardere sempre giorno e notte, come fosse una preghiera continua, per ricordarci che siamo figli e devoti di uno dei più grandi educatori ed
evangelizzatori dei giovani.
Il pomeriggio del 13, inoltre, si consacreranno per sempre al Signore con i voti religiosi quattro giovani salesiani: Vittorio Cunsolo e Gabriele M. Graziano, ambedue della nostra zona, Andrea Berardi di Macerata e Kenny Nongrum, indiano. Presiederà la celebrazione l’ispettore salesiano don Leonardo Mancini.
Ma l’anno bicentenario vedrà ancora numerose iniziative: concerti, convegni, incontri, feste, spettacoli, mostre, ecc. Tra le altre cose avremo anche una messa televisiva, trasmessa da Rai 1, dopo quella del 1 dicembre 2013. Siamo in attesa della domenica adatta.
Non mancherà una celebrazione presieduta dal cardinale titolare della nostra basilica, il guineano Robert Sarah, un’altra presieduta dal cardinale vicario di papa Francesco, Sua Em. Agostino Vallini, e una terza dal Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana, don Ángel Fernández Artime.
Presto appariranno due pennoni sulla facciata della nostra Basilica che per tutto l’anno ci ricorderanno, assiame alla lampada votiva, questo importante e fortunato evento.
BUON ANNO BICENTENARIO.
Nei mesi estivi, le S. Messe feriali delle 7.30, 8.30 e 9.30 saranno celebrate in cappellina feriale e non in basilica. Sfruttiamo i mesi estivi per cominciare tutta una serie di lavori di ripulitura di molte parti della Basilica, a cominciare dall’altare e dai pavimenti.
Quanto riusciremo a fare dipenderà da quanto voi sarete generosi, perchè senza i nostri fedeli non possiamo fare nulla. Per l’elenco dei lavori e tutte le informazioni dettagliate cliccare qui.
Arrivederci a settembre con le iniziative del Bicentenario!
“Dio benedica i nostri benefattori” (Don Bosco)
E’ finalmente online la nuova sezione economica della Parrocchia: i lavori che stiamo facendo, i progetti in cantiere, come aiutarci…ora tutto è raggruppato in modo chiaro e sintetico. Perchè la chiesa è casa di tutti, e per tutti vive e si mantiene, e a tutti va reso conto di quello che accade.
Una parrocchia non sopravvive senza la sua comunità. E’ grazie ai fedeli che riusciamo a sostentarci e offrire tutto ciò che serve per svolgere il ministero a favore della gente.
La Provvidenza è grande, e tante iniziative straordinarie non sarebbero possibili senza l’aiuto dei nostri benefattori, spesso gente umile, semplice, anonima, ma dal cuore grande, persone capaci di sacrifici pur di aiutare la loro chiesa
Come diceva Don Bosco: “Dio benedica i nostri benefattori”.
Speriamo nel prossimo periodo, di poter completare, oltre alle opere già completate, anche tutta una serie di altri interventi, in modo da far tornare la nostra Basilica bella come era quando è stata inaugurata, ormai quasi sessant’anni fa.
Questo l’elenco delle opere che speriamo di fare:
- Gruppo bronzeo della sacrestia.
- Angeli parapetto cantorie.
- Angeli a decorazione dell’architrave interno.
- Portali all’ingresso della basilica.
- Balaustre ai lati del presbiterio.
- Croci greche della consacrazione.
- Arredamento liturgico degli altari laterali (crocifissi e candelieri).
- Riverniciatura delle cancellate sul sagrato.
- Cherubini portalampada alle pareti.
- Gruppi bronzei sui confessionali.
- Recupero delle porte dell’antico presbiterio e loro collocazione presso la cappella del Crocifisso.
- Pulizia e rifacimento dell’impianto elettrico dei lampadari e degli altri corpi illuminanti dell’intera basilica.
Dipenderà un pò da tutti se ce la faremo a realizzare tutto questo. Chi volesse può dare il proprio contributo seguendo queste istruzioni.
Dio benedica i nostri benefattori!
Ad oggi stiamo provvedendo a ultimare una prima fase di lavori di restauro e pulitura, lavori iniziati all’inizio dell’estate.
Ciò che è stato possibile fare è la sistemazione delle seguenti parti:
- Facciata esterna comprese le statue e l’altorilievo.
- Pronao e le statue bronzee San Giovanni Battista e Cristo risorto.
- Altorilievo ai lati del mosaico sul presbiterio.
- Complesso del portaostensorio (raggiera, tronetto e angeli adoranti).
- Angeli portalampade dell’altare maggiore.
- Tronchetti portalampade dell’altare maggiore.
- Crocifisso del Tabernacolo.
- Angeli ai lati del tabernacolo.
- Angeli portareliquia.
- Angeli portalampada su colonne.
- La Via Crucis.
- Il portacero pasquale.
- Candelieri dell’altare maggiore.
- Crocifisso bronzo (cappella del Crocifisso).
- Battistero.
- I due tabernacoli dell’altare maggiore.
- Sostituzione dei vasi sul sagrato.
- Pulizia, stuccatura e lucidatura del pavimento dell’intera basilica e della sacrestia.
- Messa a norma dell’impianto elettrico dell’altare maggiore.
Chiediamo a tutti una mano per poter sostenere tutti questi lavori, seguendo queste istruzioni.
Dio benedica i nostri benefattori!
Stiamo procedendo ad un progressivo restauro di molte parti della Basilica, che con l’andare del tempo stanno subendo un vero e proprio degrado. Convinti che la Chiesa è casa di tutti, a tutti chiediamo un contributo per completare quest’opera. Per effettuare una donazione seguire le istruzioni. E come diceva Don Bosco: “Dio benedica i nostri benefattori”.
PERCHE’ ORA IL RESTAURO
Il deterioramento dei materiali che costituiscono un’opera è un processo naturale, progressivo e irreversibile come tutto ciò che esiste in natura.
Questo processo è tanto maggiore quanto più grandi sono gli squilibri cui l’opera è sottoposta. Poiché sarebbe impossibile realizzare una condizione di perfetto equilibrio termo-dinamico tra oggetto e ambiente di conservazione, la tutela delle opere dovrà avere l’obbiettivo di rallentare i processi di deterioramento attraverso operazioni conservative.
Il restauro proposto si rivolge alle opere decorative in bronzo, in particolare alla statuaria e ai bassorilievi.
Da un primo esame visivo emerge uno stato di conservazione mediocre e un degrado chimico e fisico, che ha opacizzato e ingrigito le opere di marmo e annerito le opere di bronzo e ottone. Le superfici presentano uno strato di depositi superficiali coerenti e incoerenti di particellato atmosferico e sostanze soprammesse che impediscono un’analisi visiva analitica. Non sembrano presenti parti rotte, mancanti o stuccature.
Le fasi operative del restauro sono la pulitura e la protezione, nel rispetto del modellato e dell’aspetto estetico originario.
RESTAURO CONSERVATIVO OPERAZIONI DI PULITURA
Esecuzione di saggi preventivi alle successive fasi di pulitura.
Rimozione di sostanze soprammesse di varia natura quali polveri grasse, fumi, vernici, fissativi, ravvivanti.
Rimozione dell’annerimento dovuto all’ossidazione dei metalli.
Operazioni estetiche quali lucidatura controllata.
Operazioni finali protettive con lacche e cere.
I materiali e le diverse metodologie di restauro saranno selezionati ed applicati in base alle diverse fasi di intervento ritenuti idonei, ossia ritenuti compatibili fisicamente e chimicamente con i materiali costitutivi dell’opera.
Pennelli morbidi, aspiratori, cotone, carta, acqua distillata, spugnette, fogli non tessuto, ruote non tessuto, sono alcune delle attrezzature utilizzate.
A cura della “SOCIETÀ ITALINA ARTE SACRA”
Sede: Via Appia Nuova, 23
Laboratorio: via Appia Vecchia Sede, 53
00040 Frattocchie (RM)
tel. 069300383 info@arte-sacra.com
Abbiamo rifatto completamente la sezione dedicata a uno dei gioielli della nostra Basilica, il maestoso organo a canne, 3 tastiere e 5400 canne! Ora si è meglio guidati nella sua conoscenza, com’è fatto, come funziona, e tante altre curiosità.
Periodicamente sarà pubblicato un nuovo articolo che illustra il suo funzionamento.
Trovate tutto qui
Abbiamo riorganizzato completamente la sezione “Don Bosco”: ora è più leggibile, facilmente consultabile e soprattutto arricchita di due sue caratteristiche peculiari: i sogni e alcuni scritti di suo pugno.
Inoltre, viene anche mostrata una curiosità quasi unica: i viaggi e le tappe dei soggiorni a Roma del Santo, per vari motivi e in vari tempi. Se siete curiosi, guardate qui