Quando al di là delle speranza c’è il buio, devi sperare contro ogni speranza.
Posso assicurare che il Signore non manda mai deluse le speranze.
Finché pensiamo che siano sempre gli altri a sbagliare, noi non ci correggeremo mai.
Spero potranno fare del bene a qualcuno.
Vilma Giordani
Sabato 29 ottobre alle ore 15, in Basilica, si svolgeranno i funerali di Don Giovanni Nonne, sacerdote profondamente incardinato nella nostra parrocchia, che è tornato alla casa del Padre dopo una vita interamente spesa all’annuncio della Parola di Dio.
La salma sarà esposta per la preghiera dalle ore 10 in Cappellina Feriale (ingresso da v. dei Salesiani, 7)
Promotore di numerossime iniziative, molte delle quali innovatrici, come il gruppo di Famiglia e Cultura, la Nuova Evangelizzazione, di molti materiali attualmente usati in questo sito (La Liturgia della domenica, Le catechesi con l’arte in Basilica), è stato per un periodo a capo della comunità parrocchiale.
Si invitano tutti i parrocchiani alla vicinanza nella preghiera
La comunità salesiana del Don Bosco
Nella notte dei tempi,
quando tutto era niente,
la Tua Parola
ha pronunciato il suo “Fiat”.
E la luce fu.
Fulgida, splendente,
in un’armonia di colori,
come sinfonia
che pervade il niente;
e, come aurora si affaccia
il giorno primo della creazione.
E fu.
Il niente divenne
il tutto creato,
per la Tua Parola ”Fiat”
esplose il Tuo Amore.
Creasti l’uomo, per farne
Tua delizia e Tuo dono.
Il male lo ha pervaso
e Ti ha offeso.
“Dove sei?!”
“Ho avuto paura!”
“Cosa hai fatto?!”
“Ho mangiato il frutto!”
“Il serpente…!”
“Maledetto tu sei e polvere mangerai!”
La tua parola crea e ricrea sempre!
Il Tuo amore non può
essere annientato.
Il Tuo ”Fiat”
ha pervaso di nuovo il Creato.
“La Donna!”
colei che avrebbe perfettamente amato.
Il suo ”Fiat”
all’unisono con il Tuo,
ci ha dato la Parola Perfetta
che era con te da sempre.
Tu l’hai donata a noi,
poveri, miseri esseri,
sprofondati nel male,
per farci risorgere.
Tu, Dio della Vita,
non potevi tenere solo per Te la Tua Parola,
ce l’hai donata,
e tutto dal nulla è, vita creata.
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Tante cose non si sanno della nostra parrocchia, e tante ancora si potrebbero fare. Per questo, il sito durante quest’estate rallenta un pò: non ci saranno aggiornamenti dai gruppi, mentre rimarranno quelle rubriche di “annuncio”: il parroco risponde, la buonanotte di don bosco, il Vangelo della domenica, più altre cose in modo sporadico.
Arrivederci a settembre, e come raccomandava Don Bosco: non state in ozio!
Ecco il programma per l’altra festa della nostra parrocchia, quella in occasione della festa liturgica di Maria Ausiliatrice (24 maggio). Importante per tutti i salesiani, visto che questo titolo è stato proprio Don Bosco a volerlo. Quest’anno, nel mese di maggio ci sono anche importanti appuntamenti come il Corpus Domini.
Sabato 7 maggio, la nostra parrocchia vivrà il suo giubileo, presso dei luoghi importanti per Roma e per la fede del mondo intero. Sotto trovate il programma, le iscrizioni in Sacrestia. E’ aperto a tutti!
14. Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo, ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi. (da “Misericordiae Vultus” – Papa Francesco)
PROGRAMMA
1. PARTENZA: ore 8,30 dal Sagrato della Basilica, in pulman
2. QUO VADIS:inizio del Pellegrinaggio a piedi lungo tutto il viale del Comprensorio Callistiano
3. PORTA SANTA: presso la Basilica di San Sebastiano (ore 10,45)
La Basilica di San Sebastiano si trova al IV miglio dell’antica via Appia. Originariamente denominata Basilica Apostolorum, fu costruita per volere dell’Imperatore Costantino nel IV sec. d.c. in onore degli Apostoli Pietro e Paolo. Infatti, secondo la tradizione della chiesa, durante le persecuzioni di Valeriano del III sec. d.c., le reliquie degli Apostoli furono qui nascoste e venerate per circa cinquant’anni. Nel corso del tempo la venerazione a San Sebastiano, ha prevalso nella denominazione del cimitero e della basilica, oggi a lui dedicata.
4. SANTA MESSA: nella Basilica di San Sebastiano (ore 11,00)
La chiesa è eretta sul luogo dove, secondo un episodio narrato negli Atti di Pietro , l’apostolo Pietro, che fuggiva da Roma per sottrarsi alle persecuzioni di Nerone, avrebbe incontrato in visione Gesù. Secondo questo racconto, Pietro pose a Gesù la domanda “Domine, quo vadis?” (“Signore, dove vai?”), e alla risposta di Gesù, ”Eo Romam iterum crucifigi” (“Vengo a Roma a farmi crocifiggere di nuovo”), Pietro capì che doveva tornare indietro per affrontare il martirio. Sebastiano fu condannato ad essere trafitto dalle frecce. Creduto morto dai soldati, che lo avevano trafitto, fu lasciato lì in pasto agli animali selvatici, ma la nobile Irene che andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura, si accorse che il tribuno non era morto e trasportatolo nella sua casa sul Palatino, prese a curarlo dalle numerose ferite. Miracolosamente Sebastiano riuscì a guarire e poi nonostante il consiglio degli amici di fuggire da Roma, decise di proclamare la sua fede di nuovo davanti a
Diocleziano e al suo associato Massimiano.
Il 10 marzo, l’adorazione Eucaristica serale che ogni secondo giovedì del mese il gruppo del Coro Giovani&Universitari Don Bosco prepara per la parrocchia, sarà strutturata come una liturgia penitenziale, che durerà sempre dalle 20.30 circa alle 23.
Ci saranno molti più sacerdoti del solito per le confessioni, il taglio sarà più introspettivo, e alla preparazione parteciperanno tutti i gruppi della parrocchia, e tutti i gruppi, nonchè ancor di più tutti i parrocchiani, sono invitati a partecipare a questo momento comunitario, in quest’anno del Giubileo della Misericordia.
Invitiamo tutti a partecipare, per ricevere questo grande dono di Dio, il cui nome, come ricordava San Giovanni Paolo II nella sua “Dives in misericordia“, è “Misericordia”.
Eccoci ormai alla festa della nostra Parrocchia, l’unica a Roma dedicata a Don Bosco.
In programma, principalmente iniziative di carattere riflessivo e comunitario: dal triduo celebrato dai parroci delle parrocchie vicine, all’Oratorio Musicale per riflettere e pregare sul suo messaggio, all’Omaggio che faranno i vari gruppi parrocchiali.
Che dire: scegliete a cosa partecipate, ma partecipate!
Giovedì 11 febbraio 2016 alle ore 10,30 in Cripta, vivremo insieme la GIORNATA DEL MALATO S. Messa con la celebrazione del sacramento della UNZIONE DEGLI INFERMI. Poi festa insieme per vivere un momento di gioia e condivisione.
Riportiamo qui il messaggio del Santo Padre Francesco in occasione di questa giornata di pensiero particolare ai nostri fratelli ammalati.
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XXIV GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2016
Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria:
“Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5)
Cari fratelli e sorelle,
la XXIV Giornata Mondiale del Malato mi offre l’occasione per essere particolarmente vicino a voi, care persone ammalate, e a coloro che si prendono cura di voi.
Poiché tale Giornata sarà celebrata in modo solenne in Terra Santa, quest’anno propongo di meditare il racconto evangelico delle nozze di Cana (Gv 2,1-11), dove Gesù fece il suo primo miracolo per l’intervento di sua Madre. Il tema prescelto – Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5) si inscrive molto bene anche all’interno del Giubileo straordinario della Misericordia. La Celebrazione eucaristica centrale della Giornata avrà luogo l’11 febbraio 2016, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, proprio a Nazareth, dove «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). A Nazareth Gesù ha dato inizio alla sua missione salvifica, ascrivendo a sé le parole del profeta Isaia, come ci riferisce l’evangelista Luca: «Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (4,18-19).
La malattia, soprattutto quella grave, mette sempre in crisi l’esistenza umana e porta con sé interrogativi che scavano in profondità. Il primo momento può essere a volte di ribellione: perché è capitato proprio a me? Ci si potrebbe sentire disperati, pensare che tutto è perduto, che ormai niente ha più senso…
In queste situazioni, la fede in Dio è, da una parte, messa alla prova, ma nello stesso tempo rivela tutta la sua potenzialità positiva. Non perché la fede faccia sparire la malattia, il dolore, o le domande che ne derivano; ma perché offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo; una chiave che ci aiuta a vedere come la malattia può essere la via per arrivare ad una più stretta vicinanza con Gesù, che cammina al nostro fianco, caricato della Croce. E questa chiave ce la consegna la Madre, Maria, esperta di questa via.
Nelle nozze di Cana, Maria è la donna premurosa che si accorge di un problema molto importante per gli sposi: è finito il vino, simbolo della gioia della festa. Maria scopre la difficoltà, in un certo senso la fa sua e, con discrezione, agisce prontamente. Non rimane a guardare, e tanto meno si attarda ad esprimere giudizi, ma si rivolge a Gesù e gli presenta il problema così come è: «Non hanno vino» (Gv 2,3). E quando Gesù le fa presente che non è ancora il momento per Lui di rivelarsi (cfr v. 4), dice ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (v. 5). Allora Gesù compie il miracolo, trasformando una grande quantità di acqua in vino, un vino che appare subito il migliore di tutta la festa. Quale insegnamento possiamo ricavare dal mistero delle nozze di Cana per la Giornata Mondiale del Malato?
Il banchetto di nozze di Cana è un’icona della Chiesa: al centro c’è Gesù misericordioso che compie il segno; intorno a Lui ci sono i discepoli, le primizie della nuova comunità; e vicino a Gesù e ai suoi discepoli c’è Maria, Madre provvidente e orante. Maria partecipa alla gioia della gente comune e contribuisce ad accrescerla; intercede presso suo Figlio per il bene degli sposi e di tutti gli invitati. E Gesù non ha rifiutato la richiesta di sua Madre. Quanta speranza in questo avvenimento per noi tutti! Abbiamo una Madre che ha gli occhi vigili e buoni, come suo Figlio; il cuore materno e ricolmo di misericordia, come Lui; le mani che vogliono aiutare, come le mani di Gesù che spezzavano il pane per chi aveva fame, che toccavano i malati e li guarivano. Questo ci riempie di fiducia e ci fa aprire alla grazia e alla misericordia di Cristo. L’intercessione di Maria ci fa sperimentare la consolazione per la quale l’apostolo Paolo benedice Dio: «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione» (2 Cor 1,3-5). Maria è la Madre “consolata” che consola i suoi figli.
A Cana si profilano i tratti distintivi di Gesù e della sua missione: Egli è Colui che soccorre chi è in difficoltà e nel bisogno. E infatti nel suo ministero messianico guarirà molti da malattie, infermità e spiriti cattivi, donerà la vista ai ciechi, farà camminare gli zoppi, restituirà salute e dignità ai lebbrosi, risusciterà i morti, ai poveri annunzierà la buona novella (cfr Lc 7,21-22). E la richiesta di Maria, durante il banchetto nuziale, suggerita dallo Spirito Santo al suo cuore materno, fece emergere non solo il potere messianico di Gesù, ma anche la sua misericordia.
Nella sollecitudine di Maria si rispecchia la tenerezza di Dio. E quella stessa tenerezza si fa presente nella vita di tante persone che si trovano accanto ai malati e sanno coglierne i bisogni, anche quelli più impercettibili, perché guardano con occhi pieni di amore. Quante volte una mamma al capezzale del figlio malato, o un figlio che si prende cura del genitore anziano, o un nipote che sta vicino al nonno o alla nonna, mette la sua invocazione nelle mani della Madonna! Per i nostri cari che soffrono a causa della malattia domandiamo in primo luogo la salute; Gesù stesso ha manifestato la presenza del Regno di Dio proprio attraverso le guarigioni: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano» (Mt 11,4-5). Ma l’amore animato dalla fede ci fa chiedere per loro qualcosa di più grande della salute fisica: chiediamo una pace, una serenità della vita che parte dal cuore e che è dono di Dio, frutto dello Spirito Santo che il Padre non nega mai a quanti glielo chiedono con fiducia.
Nella scena di Cana, oltre a Gesù e a sua Madre, ci sono quelli che vengono chiamati i “servitori”, che ricevono da Lei questa indicazione: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). Naturalmente il miracolo avviene per opera di Cristo; tuttavia, Egli vuole servirsi dell’aiuto umano per compiere il prodigio. Avrebbe potuto far apparire direttamente il vino nelle anfore. Ma vuole contare sulla collaborazione umana, e chiede ai servitori di riempirle di acqua. Come è prezioso e gradito a Dio essere servitori degli altri! Questo più di ogni altra cosa ci fa simili a Gesù, il quale «non è venuto per farsi servire, ma per servire» (Mc 10,45). Questi personaggi anonimi del Vangelo ci insegnano tanto. Non soltanto obbediscono, ma obbediscono generosamente: riempirono le anfore fino all’orlo (cfr Gv 2,7). Si fidano della Madre, e fanno subito e bene ciò che viene loro richiesto, senza lamentarsi, senza calcoli.
In questa Giornata Mondiale del Malato possiamo chiedere a Gesù misericordioso, attraverso l’intercessione di Maria, Madre sua e nostra, che conceda a tutti noi questa disposizione al servizio dei bisognosi, e concretamente dei nostri fratelli e delle nostre sorelle malati. Talvolta questo servizio può risultare faticoso, pesante, ma siamo certi che il Signore non mancherà di trasformare il nostro sforzo umano in qualcosa di divino. Anche noi possiamo essere mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti. Anche noi, sani o malati, possiamo offrire le nostre fatiche e sofferenze come quell’acqua che riempì le anfore alle nozze di Cana e fu trasformata nel vino più buono. Con l’aiuto discreto a chi soffre, così come nella malattia, si prende sulle proprie spalle la croce di ogni giorno e si segue il Maestro (cfr Lc 9,23); e anche se l’incontro con la sofferenza sarà sempre un mistero, Gesù ci aiuta a svelarne il senso.
Se sapremo seguire la voce di Colei che dice anche a noi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela», Gesù trasformerà sempre l’acqua della nostra vita in vino pregiato. Così questa Giornata Mondiale del Malato, celebrata solennemente in Terra Santa, aiuterà a realizzare l’augurio che ho espresso nella Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia: «Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con [l’Ebraismo, con l’Islam] e con le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione» (Misericordiae Vultus, 23). Ogni ospedale o casa di cura può essere segno visibile e luogo per promuovere la cultura dell’incontro e della pace, dove l’esperienza della malattia e della sofferenza, come pure l’aiuto professionale e fraterno, contribuiscano a superare ogni limite e ogni divisione.
Ci sono di esempio in questo le due Suore canonizzate nello scorso mese di maggio: santa Maria Alfonsina Danil Ghattas e santa Maria di Gesù Crocifisso Baouardy, entrambe figlie della Terra Santa. La prima fu testimone di mitezza e di unità, offrendo chiara testimonianza di quanto sia importante renderci gli uni responsabili degli altri, di vivere l’uno al servizio dell’altro. La seconda, donna umile e illetterata, fu docile allo Spirito Santo e divenne strumento di incontro con il mondo musulmano.
A tutti coloro che sono al servizio dei malati e dei sofferenti, auguro di essere animati dallo spirito di Maria, Madre della Misericordia. «La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio» (ibid., 24) e portarla impressa nei nostri cuori e nei nostri gesti. Affidiamo all’intercessione della Vergine le ansie e le tribolazioni, insieme alle gioie e alle consolazioni, e rivolgiamo a lei la nostra preghiera, perché rivolga a noi i suoi occhi misericordiosi, specialmente nei momenti di dolore, e ci renda degni di contemplare oggi e per sempre il Volto della misericordia, il suo Figlio Gesù.
Accompagno questa supplica per tutti voi con la mia Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 15 settembre 2015
Memoria della Beata Vergine Maria Addolorata
Francesco
Lunedi 7 e Martedì 8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, la parrocchia organizza un mercatino natalizio.
Il ricavato sarà interamente utilizzato per il restauro della Basilica e per i poveri della parrocchia.
“Dio benedica i nostri benefattori” (D. Bosco)